Ciò che vorremmo tramandare è in primo luogo l’amore per le nostre tradizioni, per il nostro territorio dalla conformazione così particolare, per i saperi che da secoli generazioni di donne e uomini forti e ingegnosi hanno sviluppato interagendo con il loro ambiente.

Il concetto di “ecomuseo” risponde a un modo di intendere la musealità relativamente recente, che supera e amplifica la visione tradizionale di museo come raccolta di oggetti rappresentativi, esposti in una location ben precisa, aperta alla fruizione dei visitatori, per abbracciare una visuale più ampia, che implica una musealità di tipo diffuso su un dato territorio e partecipata con la popolazione che lo abita.

A partire dalla sua prima teorizzazione negli anni ’70, nel tempo sono state proposte svariate definizioni di ecomuseo; certamente la più nota rimane quella di G.H. Rivière:

Un ecomuseo è uno specchio in cui questa popolazione si guarda, per riconoscersi, cercando la spiegazione del territorio al quale appartiene, assieme a quelle popolazioni che l’hanno preceduta, nella discontinuità o nella continuità delle generazioni. Uno specchio che questa popolazione offre ai propri ospiti, per farsi meglio comprendere, nel rispetto del suo lavoro, dei suoi comportamenti, della sua intimità.

Una definizione un po’ più tecnica è desumibile dalla Carta di Catania del 2007:

L’ecomuseo è una pratica partecipata di valorizzazione del patrimonio culturale materiale e immateriale, elaborata e sviluppata dalla comunità locale anche per il tramite di un soggetto organizzato nella prospettiva dello sviluppo sostenibile.

In sostanza l’ecomuseo rappresenta ciò che un territorio è, e ciò che sono i suoi abitanti, a partire dalla cultura viva delle persone, dal loro ambiente, da ciò che hanno ereditato dal passato e che desiderano mostrare ai loro ospiti e trasmettere ai propri figli.

E’ ispirandosi a questi concetti che l’Ecomuseo delle Erbe Palustri di Villanova di Bagnacavallo svolge la sua attività di ricerca e di recupero, focalizzata in particolare sulle antiche tecniche di lavorazione delle erbe palustri sviluppatesi nella comunità di Villanova. Si tratta di una vera e propria economia rurale, intimamente legata al suo ambiente originario, che ha caratterizzato negli anni la comunità, ed oggi – anche grazie all’Ecomuseo – continua a produrre cultura e turismo per mezzo di mirate politiche didattiche e divulgative.

L’antropologia, l’etnografia e l’ecomusealità sono per noi materie vive, non semplici esercizi di memoria. E’ con questo spirito che studiamo, recuperiamo, conserviamo e divulghiamo la memoria, le testimonianze orali e i beni materiali legati al mondo dell’utilizzo delle fibre vegetali che costituiscono il patrimonio comune ereditario della comunità villanovese e delle terre del Lamone, contribuendo altresì a promuovere e valorizzare il territorio ravennate tramite progetti di turismo lento, consapevole e sostenibile, eventi, progetti partecipati e scambi culturali che salvaguardano gli usi, i costumi, le tradizioni, la cultura e l’identità della Bassa Romagna.

 

 

Ecomuseo delle Erbe Palustri

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