Completamente pianeggiante, la Bassa Romagna si estende tra il mare Adriatico e le colline faentine, pochi chilometri la separano dalla fascia costiera ravennate e dai primi rilievi dell’appenino romagnolo. “Padusa” è la sua antica denominazione perché il territorio, prima delle grandi bonifiche del XIX secolo, era caratterizzato da zone umide, parte di un ricco complesso idrografico fatto di stagni, zone acquitrinose, aree deltizie, piallasse.

In questa realtà, intorno al 1300 nasce Villanova delle Capanne lungo l’argine sinistro del fiume Lamone, protagonista poi di tutte le bonifiche della zona: 10, forse 15 capanne che si ergevano sulla palude circostante, abitate per lo più da ricercati sia per motivi politici che giudiziari, stabilitisi in questa zona franca, al confine fra lo Stato Pontificio e la Repubblica di Venezia. Qui il Lamone riversava le sue acque nella valle alimentando una fitta vegetazione di erbe palustri che gli abitanti utilizzarono prima per costruire misere capanne fino a dar vita, con genialità e intuito, nel corso dei secoli, ad una florida attività artigianale che ha accompagnato la storia di Villanova fino al secondo dopoguerra.

Le abitazioni, non solo dimore ma anche luoghi di lavoro, erano disposte in borgate a pettine lungo la strada che collega Bagnacavallo a Mezzano. Stuoie di diverse misure e qualità, graticci, legacci, funi, sedie, scope di vario tipo, panciotti, sporte, scarpe, cappelli uscivano dalle mani capaci degli artigiani che intrecciavano abilmente le erbe palustri, arricchendo ogni manufatto con trame diverse, dettate dalla creatività individuale. Un’altra importante caratteristica locale era la costruzione rurale in canna palustre, il capanno, che arricchiva la corte di ogni podere: ricoveri per attrezzi, animali o conserve; cantine ineguagliabili, i capanni erano diffusi su tutto il territorio della Bassa Romagna. Oggi Villanova conserva le preziose testimonianze della civiltà delle erbe palustri e dell’originale utilizzo delle erbe di valle, un patrimonio da scoprire visitando l’Ecomuseo delle Erbe Palustri.

Ecomuseo delle Erbe Palustri

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